lunedì 19 maggio 2008

Sicurezza e mancato esercizio del potere governativo

Le critiche piombate sul nostro Paese, e non solo sul Governo, dalla Spagna sull’ondata xenofoba degli ultimi mesi, sono il risultato di 15 anni di mancato esercizio del potere governativo.
Lo Stato Italiano, per motivi contingenti, si è comportato per 15 anni come quei genitori irresponsabili che nei confronti dei primi problemi adolescenziali del proprio figlio – le prime canne, qualche scazzottata, le prime ubriacature – fanno spallucce, magari perché oberati da altri impegni dicendo: “So’ ragazzi”. Così nel momento in cui l’adolescente diventerà – purtroppo a volte capita come ci dicono le cronache - un giovane adulto senza valori o un «microcriminale» e sarà necessario rispondere con maggiore fermezza nasceranno gli attriti, i contrasti, gli odi, e sarà dura ritornare sul giusto binario.
Negli ultimi anni il problema dell’immigrazione clandestina è stato avvertito in tutti i paesi oggetti a flusso di migrazione in entrata. Tutti i nostri partner internazionali (dagli Stati Uniti alla Germania, dalla Francia alla Gran Bretagna, dal Belgio alla Spagna) hanno dovuto fare i conti con questa grave questione risolta con l’emanazione di normative più o meno dure in tempi brevi, anche in seguito ad atti gravi di xenofobia diffusa duramente repressa.
Purtroppo il nostro Paese dà l’idea di non essere governato. Un esempio su tutti. All’indomani dell’omicidio della sig.ra Reggiani a Tor di Quinto (dove le disfunzioni rimangono ancora tutte n.d.r.) sembrava volerci essere da parte delle istituzioni una risposta chiara e netta al problema sicurezza (che in Italia è diventato problema immigrazione n.d.r.). La redazione del c.d. pacchetto sicurezza serviva a dare ossigeno al governo a fronte della decretazione d’urgenza in quanto quest’ultima soluzione, seppur più appropriata non avrebbe trovato basi solide nel momento della conversione in legge per l’avversità dell’ala massimalista (e conservatrice) della sinistra. La caduta del governo Prodi ha portato con sé anche il Parlamento ed ha comportato la decadenza del pacchetto sicurezza.
Sintetizzando, quindi: ad un’avvertita necessità di soluzione rapida della questione da parte dei cittadini lo Stato non ha prodotto nulla di concreto.
Se è vero che i cittadini misurano e valutano le fasi politiche in base alla risoluzione dei loro problemi ed all’attenzione rivolta alle loro esigenze allora non deve meravigliare il successo della Lega Nord (movimento territoriale che sta in mezzo alla gente seppur dando spesso soluzioni populiste che rasentano il razzismo), e le aberrazioni illegali o criminali del nuovo fenomeno di ronde di cittadini o dei roghi nei campi ROM.
Visto che la situazione della sicurezza connessa all’immigrazione clandestina è stata risolta negli altri paesi europei il nostro paese dovrebbe trovare un terreno più pianeggiante per la risoluzione del problema. Bisogna individuare la situazione più adatta e attuarla nel più breve tempo possibile.
Purtroppo il nostro paese non ha le possibilità economico-finanziare per approvare, insieme ad un rafforzamento delle misure di polizia contro l’immigrazione clandestina (di controllo e non di repressione), formule che incentivino anche il ritorno in patria attraverso il pagamento dell'intero montante di disoccupazione come dall’ultima proposta spagnola in materia.
L’unica speranza che ci resta è che in questo nuovo clima di pacificazione politica e di legittimazione dell’avversario lo Stato inizi a fare lo Stato.
Innanzitutto il problema della sicurezza connesso all’immigrazione clandestina si risolve applicando e rendendo esecutive le norme già presenti nel nostro ordinamento giuridico, penale e amministrativo. Soprattutto continuando nella lotta alla criminalità organizzata «italiana» che nell’immigrazione clandestina trova nuova manodopera per avvolgere i propri tentacoli sul paese. Ed ancora bisogna affrontare il problema di assetto e di riqualificazione delle periferie italiane, posti in cui è impossibile crescere fuori dalla devianza, soprattutto nel meridione.
Rispondere, come ha fatto il ministro La Russa nei giorni passati, che «contro i clandestini «bisogna costruire 10 nuove caserme che potranno essere presto impiegate come centri di prima accoglienza di clandestini in attesa di identificazione» serve solo ad acuire un clima sociale che nel nostro paese -quello reale e non quello falso disegnato da politici, analisti e comici – rasenta davvero i margini della xenofobia.
La risposta dello Stato deve essere quella della decisione, della fermezza e della riorganizzazione.
Bisogna rimettere mano al nostro sistema politico-istituzionale, devolvendo alle Regioni ed agli Enti Locali i compiti che non devono necessariamente appartenere allo Stato. In un paese moderno lo Stato centrale deve avere potestà enumerate e chiare su poche materia di alta valenza politico-amministrativo (politica estera, immigrazione, sicurezza, previdenza, giustizia, grandi infrastrutture, salute, ricerca scientifica, economia) demandando poteri e responsabilità sugli enti territoriali nella altre materia mantenendo un potere di indirizzo in alcune particolarissime materie.
Ma un governo che deve fare fronte ai debiti dell’Alitalia, ai problemi Rai, alle nomine nei vari Cda e primari ospedalieri, ai posti di Governo e Sottogoverno non può rispondere ai problemi sicurezza, rifiuti, energia, ambiente, infrastrutture.
A parte l’ironia adesso è necessario che lo Stato venga governato e responsabilmente. E’ necessario che la politica faccia la politica, la quale non deve seguire la piazza sulla ventata xenofoba che vede in qualsiasi straniero un criminale.
A seguito delle elezioni politiche gli italiani hanno consegnato alle forze politiche un sistema semplificato con una forte maggioranza ed una chiara opposizione dialogante e propositiva. Adesso è compito della politica, rialzarsi e dare risposte concrete e immediate ai problemi del Paese.

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